È tutto confermato. Martedì 10 Maggio alle ore 15 italiane DJI ha presentato un nuovo prodotto DJI, con il titolo Una Svolta nella Trama. Confermati rumors, i leak, foto, immagini, video che negli ultimi giorni avevano popolato il web svelando il DJI Mini 3 Pro.
Confermato soprattutto il peso che lo pone nella famiglia dei <250 grammi, per cui si potrà utilizzare in Italia e nei Paesi EASA senza obbligo di patentino con la semplice applicazione del QR-code ottenuto tramite D-Flight. Risulta assente la marcatura C0.
Tra le caratteristiche che spiccano di questo nuovo drone riportiamo:
Sensore Sony QuadBayer da 1/1,3″ con possibilità di scattare immagini in 4:3 a 48 MP (ovvero 12 MP in modalità 16:9)
Possibilità di registrare video in modalità portrait (verticale)
Video 4K/60fps in modalità HDR nativo a 150 Mb/s e profilo D-Cinelike
Fino a 34 minuti di volo con resistenza Wind 5
Sensoristica rilevamento ostacoli tridirezionale anteriore, posteriore e inferiore fino a circa 25 metri di distanza
Radiocomando DJI RC modello RM330 con monitor integrato da 5,5″ con sistema di trasmissione Ocusync3, che garantisce in CE fino a 8 Km di portata
Sistema GNSS che supporta GPS-Galileo-BeiDou (non presente il GLONASS russo)
Confermati anche i costi delle varie versioni del drone.
DJI Mini 3 Pro versione solo drone (compatibile con il radiocomando DJI RC-N1 del Mini 2) a 749€
DJI Mini 3 Pro con radiocomando DJI RC-N1 a 839€
DJI Mini 3 Pro con radiocomando DJI RC a 1.009€
DJI Mini 3 Pro con radiocomando DJI RC in versione Fly More Kit 1.199€
A questo andranno aggiunte altre batterie e ulteriori accessori come i filtri ND, per un previsionale di spesa globale per un professionista intorno alle 1.500€. Tutti i prezzi s’intendono IVA inclusa.
Oggi 20 Ottobre 2021 DJI ha arricchito la sua linea DJI Pro dedicata alla cinematografia con un nuovo sistema di ripresa cinematografica stabilizzato a 4 assi, con messa a fuoco LiDAR, fotocamera full-frame Zenmuse X9-6K oppure X9-8K con sistema di elaborazione CineCore 3.0 e supporto ad Apple ProRes RAW, ProRes 422 HQ e H.264, con gamma dinamica 14+ Stop.
Il sistema è inoltre compatibile con obiettivi DL Mount di DJI e obiettivi di terze parti come il Leica M e l’E Mount di Sony, che consentono a questa camera di essere compatibile con una lista di quasi 50 lenti sul mercato. Il sensore è equipaggiato con 9 filtri ND fisici integrati e intercambiabili con un semplice slider per adattarsi velocemente a condizioni di illuminazione mutevoli.
DJI Ronin 4D è la prima videocamera professionale che presenta la stabilizzazione sull’asse Z (chi ricorda lo Z-axis della Osmo?), per un totale di 4 assi, cosicché l’operatore possa essere libero di muoversi anche in spazi complessi di fatto azzerando i mini movimenti verticali della fotocamera eliminando la necessità di carrelli e altre apparecchiature esterne.
È stato inoltre integrato un sistema ActiveTrack (ben conosciuto nel mondo dei dronisti) per ottenere riprese complesse all’inseguimento di soggetti mantenendo un’inquadratura ottimale.
Dai recenti sistemi aerei è mutuata anche la trasmissione Ocusync 3, che garantisce feed a 1080p/60fps fino a 6 Km di distanza, con crittografia AES a 256 bit e latenza end-to-end ultra bassa (ultra low-latency). Introdotta anche la banda DFS per eccellenti prestazioni anti-interferenza.
In quanto camera professionale non mancano microfoni integrati ma anche jack da 3,5 mm sul corpo e 2 porte XLR sulla piastra di espansione. E per chi opera in ambienti estremi, a basse temperature o in alta montagna, nessun problema con le batterie smart TB50 con tecnologia di riscaldamento automatico.
DJI Ronin 4D sarà disponibile da dicembre al prezzo di €7.059 nella versione 6K oppure €11.099 nella versione 8K ed è già possibile preordinare il proprio sistema fin da subito sul DJI-STORE.IT. Va ricordato che trasmettitore video 4D, monitor remoto ad alta luminosità e DJI PROSSD da 1TB sono accessori che vanno acquistati separatamente.
Per comprendere meglio e più compiutamente il nuovo sistema cinematografico DJI Ronin 4D vi invitiamo a guardare il video di presentazione. Per qualche giorno sarà ancora disponibile il video del launch event all’indirizzo https://live.dji.com/
Il 18 dicembre 2020 il Segretario al Commercio Wilbur Ross ha comunicato l’aggiornamento della Entity List americana, ovvero la lista redatta dall’Industry and Security Bureau che comprende l’elenco delle entità (aziendali o persone private) che gli Stati Uniti ritengono contrarie alla sicurezza nazionale e alla politica estera a stelle e strisce.
Tra le new entry troviamo DJI, accusata di produrre mezzi che il Partito Comunista al governo in Cina utilizza per la soppressione dei diritti umani degli Uiguri. A posteriori, che la DJI non fosse riuscita a far cambiare idea al vento americano lo si poteva intuire già con la mancata installazione di una termocamera FLIR sul nuovo Mavic 2 Enterprise Advanced presentato il 15 dicembre, di cui abbiamo dato notizia nel precedente articolo. Per ora DJI non ha rilasciato dichiarazioni in merito.
Maggiori informazioni sul video che abbiamo pubblicato:
Il 15 dicembre DJI ha presentato l’ultimo drone della linea professionale Enterprise, ovvero la revisione del suo Mavic 2. Rispetto al precedente modello potenziato l’apparato della camera termica e aggiunto un modulo RTK. Andiamo a vedere tutte le specifiche e il confronto con il vecchio Mavic 2 Enterprise.
L’Advanced, codename M2EA, presenta un nuovo sistema di sensori: un RGB CMOS da 1/2″ equipaggiato con 48MP con zoom digitale fino a 32x; un IR da 640×512 px con zoom termico da 16x e frame rate da 30 Hz, a quanto pare disponibile come tale anche in Europa (segno che non trattasi di un prodotto Flir che quando esportato fuori gli USA viene ridotto a 9 Hz). Purtroppo non è stato ancora possibile sapere la sensibilità termica di questo sensore, avendo a disposizione il solo dato dell’accuratezza che è di ±2°C. In base alla massa operativa al decollo, il M2EA volerà in classe C2 con il Regolamento Europeo sui droni e in sottocategoria Open A3 a partire dal 2023, ovvero secondo le regole della categoria Specific per coloro che sono dotati di patentino avanzato.
L’aspetto più interessante è l’aggiunta del modulo DJI RTK oltre i classici Faro, Altoparlante e Lampeggiante. Il modulo RTK come sappiamo utilizza il protocollo NTRIP per collegarsi a una rete di basi a terra che consente la triangolazione con il segnale delle costellazioni satellitari, in modo da correggere la fase di questo segnale e raggiungere un’accuratezza fino a 1 cm (mediamente 2 cm) della posizione del ricevitore RTK in modalità FIX.
Specifiche
DJI Mavic 2 Enterprise
DJI Mavic 2 Enterprise Advanced
Massa al decollo
899 gr. – max 1100 gr.
909 gr. – max 1100 gr.
Tempo di volo
da 22 a 31 min a seconda del modulo
da 24 a 31 min a seconda del modulo
GNSS
GPS+GLONASS
GPS+GLONASS + RTK
Sensore termico
Flir Lepton da 160×120 @9Hz
640×512 @30Hz con pitch di 12 μm
Sensore RGB
1/2.3″ CMOS da 12 MP
1/2” CMOS da 48 MP
Sensoristica
Rilevamento ostacoli omnidirezionale
Rilevamento ostacoli omnidirezionale
Resistenza al vento
Scala 5
Trasmissione
OcuSync 2.0 fino a 6 Km (CE)
OcuSync 2.0 fino a 6 Km (CE)
Prezzo
€2.899,00
€10.000? con modulo RTK
Poiché appartenente alla classe Enterprise, anche il Mavic 2 Advanced supporta la protezione dei dati con crittografia di quanto registrato nella memoria interna. Il tempo di volo di 31 minuti si raggiunge in assenza di vento e in assenza di modulo installati sul drone. L’OcuSync 2.0 consente una distanza di collegamento tra drone e radiocomando fino a 6 Km in modalità CE. È possibile disabilitare le luci LED per una modalità di volo discreto e le batterie sono autoriscaldanti quando si opera in condizioni ambientali fino a -10 °C.
La risposta a Skydio, Autel e Parrot
Negli ultimi anni, lo sviluppo di droni con sensori termici integrati per operazioni di SAR (Search And Rescue), protezione ambientale, lotta agli incendi, ispezione delle linee elettriche e operazioni di polizia è cresciuto enormemente, soprattutto negli USA. Bisogna infatti registrare la presentazione nei precedenti mesi su suolo americano dello Skydio X2, dell’Autel EVO 2 Dual RTK e del Parrot Anafi USA (ovvero una versione che la casa francese ha sviluppato per l’apparato militare statunitense), limitandoci alle versioni di questi droni che montano il sensore termico. Vediamo brevemente le caratteristiche di questi tre droni:
Specifiche
Skydio X2™
Autel EVO 2 Dual RTK
Parrot Anafi USA
Massa al decollo
1325 gr.
>1100 gr.
500 gr.
Tempo di volo
35 min.
38 min
32 min
GNSS
GPS+GLONASS
GPS+GLONASS + RTK
GPS+GLONASS+GALILEO
Sensore termico
Flir Boson da 320×256 @ 9Hz (EU)
Flir Boson da 640×512 @ 9Hz (EU)
Flir Boson da 320×256 @ 9Hz (EU)
Sensore RGB
CMOS da 12 MP
1/2″ CMOS da 48 MP
1/2.4″ CMOS da 21 MP
Sensoristica
Rilevamento ostacoli omnidirezionale
Rilevamento ostacoli omnidirezionale
–
Resistenza al vento
Scala 8
Trasmissione
4G+WiFi fino a 6 Km
WiFi fino a 5 Km (CE)
WiFi fino a 4 Km
Costo previsto
?
$11.000?
€7.000
Il Flir Boson che monta l’Autel è la versione Professional con sensibilità termica da <50 mK, mentre il Parrot monta la versione Consumer con sensibilità termica da <60 mK. Skydio si distingue per il rivoluzionario sistema di guida autonomo dotato di sensori di rilevamento ambientale in grado di prevederne l’evoluzione nell’immediato tramite algoritmi di intelligenza artificiale che girano su una GPU Pascal della nVidia modello Tegra X2 SoC da 256-core.
Con il vantaggio di essere arrivata dopo, DJI ha presentato il Mavic 2 Enterprise Advanced, con disponibilità prevista a partire dal primo trimestre del 2021 con caratteristiche superiori rispetto alla concorrenza, ad un prezzo non disponibile pubblicamente ma che probabilmente non si discosterà molto da quello dell’Autel, ovvero presumibilmente superiore ai €10.000. Ricordiamo che chi fosse interessato a questo tipo di soluzione deve rivolgersi ai rivenditori autorizzati Enterprise, tra i quali rientra il DJI Store italiano, che puoi contattare per informazioni e acquisto.
Con l’introduzione delle geomap a partire dal Phantom 3 Pro tutti i droni prodotti dalla casa cinese DJI vengono armati e quindi possono decollare solo se non si trovano all’interno di determinate aree. Attualmente le geomap DJI sono arrivate alla versione 2.0 che abbiamo descritto in un’apposita guida. Tali mappe sono abbastanza allineate anche con la cartografia aeronautica di ogni Stato, ma attenzione, non ne viene mutuata la legislazione vigente in termini di restrizioni dello spazio aereo. In nessun caso le geomap DJI dovranno essere utilizzate come riferimento legale per volare.
Sostanzialmente esistono due tipi di zone che interdicono il volo, ripetiamo non in base alle legislazioni nazionali ma in base a precise scelte della casa costruttrice: le zone blu e le zone rosse. Le altre zone, gialle e arancioni, segnalano un warning che avvisa l’utente di volare con prudenza, ma non interdicono il volo.
Per poter volare nelle zone rosse DJI è necessario chiedere che sia la stessa casa costruttrice (scrivendo a flysafe@dji.com) a sbloccare manualmente il seriale del flight controller del drone: le zone rosse sono massimamente concentrate attorno agli aeroporti, alle carceri e altri siti altamente sensibili, quindi al richiedente è richiesto il permesso dell’autorità competente affinché DJI proceda allo sblocco, che generalmente avviene in 24H (si consiglia comunque di richiederlo con qualche giorno d’anticipo).
Per poter volare nelle zone blu DJI è necessario seguire un’altra procedura denominata self unlock o meglio self-authorize, che l’utente dovrà completare direttamente sul sito DJI in maniera autonoma. L’autorizzazione sarà di fatto immediata. In questo contributo tratteremo questo caso nello specifico e vedremo brevemente come procedere.
Come controllare se vi trovate nella zona blu o se andrete a volare in una zona blu? Nella pagina dedicata del sito internet o meglio, con il drone acceso e collegato, attraverso l’app DJI GO o DJI GO4 nella sezione “Flight Restriction Information”, oppure nella DJI Fly nella home in alto a sinistra “Zone di allarme attivate”. Solo l’applicazione su smartphone/tablet garantisce all’utente che la versione delle geo zone visualizzata sia la più aggiornata, a differenza del sito internet. Questo perché DJI privilegia il software collegato al drone che ne impedisce il volo in caso di esigenza. In qualsiasi momento infatti i tecnici della casa cinese possono aggiungere divieti di volo a seguito di particolari eventi in corso.
Una volta capito che avete bisogno di un self-authorize per volare, bisogna procedere allo sblocco del drone. Questa attività si può anche fare sul campo, richiede giusto qualche minuto del vostro tempo, a patto naturalmente di avere sufficiente connessione internet. Per prima cosa è necessario possedere un account DJI: se siete possessori di un loro drone lo avrete sicuramente creato per attivare il velivolo la prima volta che siete andati a volare. Se siete semplici utilizzatori dovrete crearne uno seguendo la procedura proposta dalla pagina di registrazione.
Una volta registrato e convalidato l’account tramite carta di credito, carta di debito o numero di cellulare, si può tornare sulla pagina del self unlock per procedere allo sblocco del drone. La check list è molto semplice:
Selezionate il Continente (nel nostro caso Europa) e il Paese di cui volete vedere le restrizioni (nel nostro caso Italia): il sito internet riconosce che siete in Italia quindi selezionerà automaticamente per voi queste impostazioni, tanto più se avete la geolocalizzazione del browser attiva. Naturalmente se dovete programmare un viaggio modificate con le voci del menu a discesa corrispondenti alla vostra destinazione.
Inserite il tipo di drone con il quale volete volare: è presente praticamente tutta la lista dei droni DJI compreso le centraline A3 e N3 che possono essere usate su droni autocostruiti (tipo i vecchi frame F450 o F550 o altri modelli non DJI).
Selezionate sulla mappa i pin blu corrispondenti alle aree che risultano bloccate e nelle quali non è possibile armare il drone. Si faccia attenzione che: i pin rossi corrispondono a zone dove il self unlock non è consentito; i pin arancioni e gialli corrispondono a zone dove sono presenti dei warning zone che vi avvisano di volare con cautela, ma nelle quali è comunque possibile armare e volare con il drone.
Una volta selezionato il pin blu di vostro interesse, si aggiornerà automaticamente la zone to unlock sotto la mappa. A questo punto bisognerà inserire il seriale del flight controller presente sul drone: recuperare questo dato è molto semplice, si fa direttamente dall’app sullo smartphone/tablet seguendo il percorso DJI GO > General Settings > About
A questo punto non rimane che selezionare la data dalla quale volete che sia attivo lo sblocco. Si tenga a mente che lo sblocco inizierà alle ore 0:00 (mezzanotte) locali e sarà valido fino alle 23:59 locali del terzo giorno successivo. Di fatto dunque lo sblocco è predefinitamente attivo per 72 ore, scadute le quali si dovrà procedere a nuova richiesta.
A quel punto premendo sul tasto submit si invia la richiesta al server DJI che la processerà nel giro di qualche minuto.
Bisogna ricordare che è necessario richiedere lo sblocco del drone per ogni zona blu o rossa con la quale si dovrà interagire: è possibile infatti che queste zone siano confinanti tra loro, blu/blu, blu/rossa, rossa/rossa, e sarà necessario inviare la corretta richiesta di self-authorize o unlock per ogni zona, per evitare che il drone decolli per l’area di cui avete il permesso, ma poi il drone si fermi al confine o atterri immediatamente se interagite con un’area di cui non avete il permesso.
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